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L'Europa non ha imparato nulla dallo tsunami Covid-19, visto che davanti al nuovo aumento dei contagi un po' in tutti i Paesi gli stati membri hanno ancora una volta adottato misure diverse e non coordinate.

Il pesante richiamo è contenuto in una risoluzione adottata oggi dal Parlamento europeo con 595 voti a favore, 50 contro e 41 astensioni in cui si sottolinea la mancanza di una metodologia armonizzata per raccogliere e valutare il numero di persone infette, mancanza che porta a valutazioni diverse sul rischio sanitario e a restrizioni della libera circolazione per le persone che provengono da altri paesi dell'UE. 

Queste le raccomandazioni il Parlamento UE rivolge ai Paesi membri:

• adottare la stessa definizione per casi positivi, decessi e recupero dall'infezione di COVID-19;

• riconoscere reciprocamente i risultati dei test in tutti gli Stati membri;

• ridurre i tempi di attesa sproporzionati per i test;

• stabilire un periodo di quarantena comune;

• coordinare le restrizioni di viaggio quando necessarie, in linea con la proposta della Commissione;

• discutere su come tornare il più rapidamente possibile a uno spazio Schengen senza controlli alle frontiere interne e piani di emergenza.

Secondo i parlamentari europei, inoltre,  Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dovrebbe essere incaricato a valutare il rischio di diffusione del virus e pubblicare una mappa dei rischi aggiornata settimanalmente in base ai dati forniti dagli Stati membri e andrebbe incoraggiato l'uso di applicazioni di tracciabilità, rel rispetto del Regolamento sulla privacy, rendendo entro ottobre interoperabili i sistemi nazionali, per consentire la localizzazione COVID-19 a livello europeo. 

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Foto: Guillaume Meurice su Pexels